24 maggio, Day 40. La notte con vista sulla favela, Cidade de Deus, The guy from Ipanema, Jazz Saudade y nuove conoscenze Carioca. Quando una giornata dura 48 ore.

       Sveglia assai difficoltosa. La necessità di dormire si scontra con le sole 4 ore di sonno e col lento allungamento delle occhiaie che avanzano come cavalli al galoppo. Al fine di vivere e spremere Rio al meglio, non c'è affatto tempo per stringere il cuscino. Un bus verso Plaza XV, poi l'incontro con Germano ed infine il lungo viaggio verso l'altra parte della città nella favela denominata “Cidade de Deus” (City of God) in compagnia della nostra accompagnatrice Luisa.
     L'importanza di conoscere qualcuno “interno” alla vita quotidiana di questi luoghi è un principio fondamentale per rimanere sani e salvi dall'entrata all'uscita della piccola “città”. Le baracche, lo sporco a terra, i bambini che giocano e corrono urlando come se fossero a Disneyland, gli scorci di vita familiare attraverso uno steccato, i piccoli bar interni al quartiere. Un fascino decadente, dove la miseria diviene qualcosa di sublime poiché vissuta in un modo del tutto differente dal contesto europeo, ove già solo non avere acqua calda per un giorno può essere un grave problema per molte persone. 
        Su e giù per stradine strette, con i fili elettrici dell'alta tensione pendenti sulle nostre teste, intrecciati in complicate evoluzioni che hanno ben poco di un “aspetto sicuro”. La loro forma estetica, a dir poco ingarbugliata e complessa, sembra essere un riassunto visivo del “caos ordinato” che vige all'interno di essa. Affamato con un lupo, dopo aver scattato fotografie e passeggiato tra le abitazioni di fortuna di questi luoghi, ho la fortuna di essere invitato a pranzo da un'amica di Luisa, una famiglia composta da nonna, mamma, simpatica figliola.
        Salutiamo gli abitanti della favela e la polizia di pattuglia. A seguire, attendiamo un lungo eterno ritorno verso il centro città con oltre un'ora di viaggio all'interno della vastissima e trafficatissima Rio del Janeiro. Una capatina solitaria a Copacabana dove compro una noce di cocco presa direttamente da una pianta sulla spiaggia, offertami da due giovani brasiliani arrampicatisi per questo nobile fine. Domando ad un rivenditore sul litorale di darmi una mano a rompere il cocco affinché possa bere il latte con una cannuccia, che trovo molto molto e dissetante (non potete immaginare la quantità di succo contenuta!).
       Proseguo a camminare giù, verso la colonia dei pescatori ammirando lo splendido paesaggio con cielo coperto ma assolutamente affascinante del cielo di Rio de Janeiro verso la famosissima Ipanema. Qui surfisti a lato delle grandi rocce mi ispirano a scattare molte fotografie ammirando al contempo una vista mozzafiato sui grandi faraglioni a picco sull'oceano
        Dopo circa un'ora inizia a piovere e torno lentamente verso l'ostello ma non senza aver fatto prima una splendida merenda in compagnia dei panettieri con: un medaglione di prosciutto e formaggio fuso, un succo di maracuja ed il caro vecchio caffettino nero come gran finale (tutto compreso solo 3,50 reales). Ancora una piacevole passeggiata di ritorno verso casa ed infine la bloggerata riassumente questi lunghi giorni brasiliani passati su e giù per la gigantesca Rio de Janeiro.
        Faccio una doccia rinfrescante e a seguire l'importante prenotazione taxi per le 5.15 del mattino col fine di arrivare alla stazione e poi prendere un bus diretto per l'aeroporto Rio de Janeiro/Galeão–Antonio Carlos Jobim. Esco dopo aver sentito la nostra nuova Aiesecer di fiducia su internet ed in un paio di minuti prendo la metro, scendo alla stazione Botafogo con l'aiuto premuroso di una gentila signora di mezza età iperattiva e con l'amore degli stranieri, raggiungo il locale.
       All'ostello “Contemporaneo” arrivo bagnato da una leggera pioggerellina ascoltando musica jazz dal tetto sopra il bar esterno. Poco dopo le goccioline si trasformano in pioggia ed il concerto deve terminare. La fantomatica Aisecer dal volto sconosciuto non si è ancora identificata. Trovo ciò molto strano e, dopo un lungo giro di contatti, arrivo infine al suo numero di telefono per notare che la persona si trova giustamente al mio fianco, solo un paio di metri più in là! Ridiamo entrambi dell'assurdità della situazione. Facciamo due parole mischiate a chiacchiere in francese con un'antropologa belga, in inglese con altri ragazzi Aisecer ed infine ascoltiamo tutti il concerto jazz del trio nel pianerottolo delle scale dell'ostello. 
        Il pubblico si spalma tra l'entrata alle stanze, una piccola mostra d'arte contemporanea, i muri bianchi e stretti dei corridoi spiaccicato ma felice di sentire il bel ritmo, la bella voce nera, i begli arrangiamenti di chitarra. In seguito, finite le note dolenti di saudade, usciamo procedendo verso il quartiere a bere qualcosa di birrosamente alcolico. Si accompgna il tutto con patatine e cosce di pollo nella filosofia free sharing con un nuovo piacevole giro di conoscenze. In tarda serata mi accompagnano gentilmente alla stazione dei bus per il ritorno a Copacabana ed io, affamato e pensieroso, torno verso casa girando per il quartiere in cerca di qualcosa ancora aperto che mi possa saziare. Ovviamente, è tutto chiuso. 
        Mi rassegno e faccio le valigie in  un totale stato di sonnolenza. Vado a dormire solo alle 2 del mattino, sapendo che alle 5 suonerà la sveglia per andare in aeroporto.



Eccome non morire di saudade ripensando ad Ipanema?
(Thanks to the unknown japanese photographer that clicked it for me)
 


Last night in Rio de Janeiro...Jazz Saudade y the finally found "un-known aisecer"


Nessun commento:

Posta un commento