Nonostante la
sveglia gridi di “darsi una mossa”, il progetto d'ammirare l'alba di Rio
aspetterà altre 24 ore. Saltano i piani per un'alzata ultra-mattiniera di
fronte la necessità di svegliarsi realmente alle 6.30 a.m. Poco male: alle 8 mi
do una sciacquata al viso ed esco verso la spiaggia di Copacabana, ovvero
chilometri di sabbia bianca con vista su grossi faraglioni, grattacieli da
sogno turistico/spendaccione, brasiliane in gran forma, venditori di pareo
e cappellini, onde alte un metro e mezzo con tanto di bandierina rossa
“pericolo balneazione”, il mare arrabbiato, la magnifica -piena di pensieri
ispiranti- camminata sul litorale. Stimoli positivi e negativi, di certo
creanti un tremore d'animo e un tuffo al cuore per il mio lato B interiore non troppo
nascosto dalle onde del tempo.
Al fondo della
spiaggia, dopo venti minuti di cammino, trovo un grosso blocco di pietra a
picco sul mare sul quale restano appollaiati pescatori brasiliani che
pazientemente gettano il loro amo nelle mosse acque dell'oceano. Inutile a
dirsi, faccio un piccolo réportage fotografico capace di ricordarmi le bellezze
del lago Kivu e dei fishermen locali del centro-Africa.
Un giretto di ritorno verso l'ostello alla ricerca di un lucchetto per il mio
armadio nonché di un colorato pareo come souvenir di questa parte del
Brasile- Cerco
disperatamente di prenotare via internet i biglietti per il Cristo Redentore e
per il trenino del Corcovado, ovvero il famoso trenino utilizzabile per
raggiungere la grande statua da me rinominata affettuosamente "Aeroplane Jesus". Riesco a stampare i documenti e cerco di
ricordarmi di portare con me tutto il necessario saltando da una pagina web
all'altra con una connessione lentissima -più d'un paio d'ore- uscendo infine di corsa
per non perdere ulteriore tempo del nostro pomeriggio a Rio. Finalmente saliamo
sul bus 584 alla stazione numero 2, direzione Corcovado. Dopo venti minuti di
panico per il pericolo di aver perso il nostro diritto alla prenotazione (si
deve infatti arrivare nella piccola stazione tassativamente 30 minuti prima
d'imbarcarsi), ecco che siamo fermati da un gruppo di addetti che c'informa che
i biglietti sono terminati; siamo salvi, la mia prenotazione ed il mio acquisto
via internet ci assicurano che possiamo salire senza alcun problema.
Altri 15 minuti di
salita sul versante montuoso dalla grande pendenza (che mi ricorda la
Cremagliera di Torino verso Superga) e poi eccoci arrivati in cima. Il panorama
è superbo, oltre ogni possibile immaginazione di un pittore dotato di gran
gusto: oceano e faraglioni, piccole isolette e strisce di sabbia bianca di
fronte i grandi grattacieli, lo Stadio Maracanà (come non ricordare
“L'allenatore nel pallone” con il buon Lino Banfi), il lungo ponte che collega
le due strisce di terra Rio-Niteroi, il golfo e le grosse barche cariche di
merci, Ipanema, Copacabana ed ovviamente, sovrastante in altezza e bellezza, il
grande Cristo Redentore. Non posso che meravigliarmi di fronte le grandi
braccia aperte in segno di saluto ed accoglienza delle navi in arrivo
dall'Atlantico nonché delle
differenti culture che qui si sono mischiate dando vita all'unicità Carioca
-ognuno ha a riguardo una versione differente-. Un posto meraviglioso per
anima, corpo e spirito, un centro importante per tutta la cristianeità ed il
turismo mondiale (che siano spesso la stessa cosa?) dagli atei dotati di buon gusto
estetico ai grandi credenti in cerca di un contatto col divino.
La temperatura si
abbassa ed il vento è sempre più forte: si ridiscende con il primo trenino
disponibile verso il centro città dove, con un altro bus, arriviamo a Copacabana e all'ospedale São
Lucas. Una pausa in una panetteria/pasticceria dove con 8 reales
io e Germano prendiamo ben 2 panini ripieni -ottimi- e 2 paste dolci
consumate di fronte le vetrine del pane in stile “area di servizio per camionisti middle-U.S.”.
Dopo l'ottima cena si torna all'ostello per la doccia, la non-connessione
wi-fi e la preparazione alla serata con l'Aisecer che questa sera
incontreremo presso il locale “Clube
dos Democráticos”.
Giungiamo con qualche noia alla stazione dei bus ove prendiamo il 433 diretto verso Lapa ed attendiamo altri venti minuti in
carrozza. Arrivati al club facciamo qualche passo sotto la pioggia aspettando
la gentile Aisecer che ci verrà incontro per darci qualche dritta sulla città,
i posti da visitare, la “Rio-non-troppo-turistica” che ci serve per fare un
buon documentario della città più colorata e famosa del mondo. La serata è
danzerina: dopo l'imbarazzo iniziale per la nostra inettitudine all'opera, la
gentila Luisa rompe il ghiaccio e ci obbliga a ballare. La sua grande capacità
d'insegnante mi meraviglia: riesco ad arrivare dai passi base ad alcune prime
figure nell'arco della serata. Non malaccio direi, per un totale incapace come
me.
Dopo aver provato l'ebrezza della novità danzerina per 4 ore e più
-divertendomi, l'ammetto- verso le 3 e mezza del mattino ci dirigiamo a
prendere un succo di frutta aspettando i bus diretti nelle diverse direzioni.
Il mio primo ônibus utile fila via come se nulla fosse sotto i miei
occhi, il secondo viene invece braccato al volo mentre ancora tento di tenere
gli occhi aperti, sopportare i brividi del freddo invernale di Rio (nulla
paragonabile al Piemonte) e le richieste di elemosina di individui dalle facce
ben poco raccomandabili. Dopo aver realizzato che non sia molto sicuro, in fondo,
girare per Rio alle 4 e mezza del mattino -ma va?-, torno a casa senza problema
alcuno alle 5 del mattino. Stanco morto, mi butto nel letto semi-vestito e mi
preparo alla lunga giornata di lavoro di domani. Enjoy Rio, guyz.
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Se vi foste mai chiesti cosa si vede dal Corcovado (oltre ad un sacco di italiani, ovvio).... ora potete farvi un'idea |
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Miguel y Germano col cristo Redentore @ Rio de Janeiro, Brazil. |
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Miguel y Jesus y sconosciuta signora che indica @ Corcovado, RJ, BR. |
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