16 aprile, Day 2. Chihuahua, Global Village e chimarrão.

          Dopo aver scritto fino a tarda notte le memorie di un blogger mi risveglio con un chihuahua zompettante intorno al letto dal far simpatico ma molesto. Cosa certa, mi sveglio incredibilmente alle otto del mattino -ora locale- piuttosto riposato forse per effetto dell'adrenalina e della curiosità di scoprire o Brazzzil. Colazione con la mamma di Fernando che si piscia dal ridere per l'incidente involontario del cagnolino a base di banana, miele, yogurt e caffè da una moka italiana importata dal suo figliolo che studiò in terra italica. Non mancano i soliti sandwiches prosciutto e formaggio, le chiacchiere sul più e sul meno fino all'uscita con Nando, grande apprezzatore di meninas italiane (per il momento non posso proprio biasimarlo). Dopo un pranzetto a base di “pasta alla brasiliana” -niente male, firmata dal padron dè casah- Marianne mi recupera alla fermata del bus portandomi nella downtown di Santa Maria a gironzolare un po' tra ristorantini a poco prezzo, negozi di telefonia mobile -tra cui la cara vecchia TIM, tale e quale all'Italia- e McDonald in versione ridotta dedicata alla vendita di gelati -strano ma vero-.
        Incontrato Germano ci si dirige verso la Global Community dove presenteremo prodotti tipici italiani – 4 souvenirs in croce, ovvero spaghetti e pesto Barilla, maglia dell'Italia presa a Porta Palazzo e la mancante canotta originale del Napoli dell'eccellente casertano D.O.C.G.-, ed infine una moka imprestata per l'occasione da Fernando. Gli altri banchetti hanno sì più oggetti (come ci dice Nathalie: «sarà per colpa del “dolce far niente” mediterraneo?»), ma di certo gli italiani tengono banco e parlottano con chiunque gli capiti a tiro rendendosi subito simpatici allo studentato brasileiro. Ad un certo punto mi ritrovo a fare un'intervista in inglese alla radio locale sulla mia esperienza da studente, la ricerca sul campo in Rwanda, le aspettative brasiliane e il mio primo contatto con Santa Maria.
    Tutto in scioltezza, dieci minuti di scambio di battute, poi si continua il réportage rimbalzandomi da un angolo ad un altro dei banchetti espositivi da tutto il mondo. Il pomeriggio passa in fretta grazie anche alla spinta del buon Mate (chimarrão) che consumo a grandi quantità dai colleghi colombiani e prenoto come mio prossimo acquisto obbligato prima di tornare in Italia. Si fa presto sera e, dopo aver chiacchierato con decine di studenti, ecco che i banchetti si rianimano e con Germano ci dirigiamo a gustare un caffè brasiliano annacquato e certo non degno della produzione di questo prodotto nel paese– pare che il café migliore sia esportato e, comunque, la moka non è usata comunemente in Brasile-.
        In tarda serata si sbaraccano gli stands, la luce si fa più tenue e l'aria più fresca. Per ragioni logistiche devo tornare a casa accompagnato da alcuni ragazzi senza approfittare di una cenetta con gli amici brasiliani appena conosciuti. Sarà per i prossimi giorni, ci sarà tempo e modo di recuperare. Domani vi sarà l'incontro con una responsabile AIESEC per un nuovo mini trasloco, la parte introduttiva al corso che dovrò tenere, la prima lezione di portoghese e chissà cos'altro. Nel letto, tra una chiacchiera mentale e l'altra, le palpebre si chiudono e vi do la buona notte. A saudade do pato, companheiros!















                                  Globalvillaggiarsi nel pomeriggio. Foto by Miguel Pascal.

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