Backpacking all along "La Semana Santa"...
# 1 - Attraverso una galleria con carreggiata a senso alternato piena di smog - poiché priva di canali d'aerazione - lunga svariati chilometri, dal Portal Norte di Medellin si arriva a Santafè d'Antioquia. Musica a bordo? Certo, una fantastica "Colombia-Sonora" da viaggio su 4 ruote verso i 550 metri sul livello del mare della cittadina: tragicomiche canzoni iper-romantiche dal gusto sanremese anni '50 cantate in spagnolo. Ciò mi fa aprire gli occhi - quasi un'epifania! - sul senso dei cartelloni che tappezzano Bogotá inneggianti l'arrivo di Nicola Di Bari, il "romantico italiano". Santa Fè è una calda, piccola cittadina dal gusto coloniale con giganteschi alberghi che, dalla strada, lasciano intravedere magnifiche piscine in cui poter fuggire dal senso di afa.
È in uno di questi piccoli, piacevoli angoli di Sudamerica che Oreste, veterano francofono con un mal definito passato nella Guerrilla colombiana (cui partecipò, suo dire, con un «costante gusto per il rischio ed il pericolo»), dona generosamente informazioni sulla cittadina della regione d'Antíoquia. Come arrivare al "Puente Occídental " nonché alla "Casas de las dos Palmas" risparmiando persino i soldi per un coloratissimo tuk-tuk marchiato Cootransporte? Disegnando una precisa mappa su un foglio riciclato con un elegante tratto di pennarello blu, Monsieur O. è capace di guidarti alla tua meta proprio come quando si faceva strada, a suo dire, nella 'selva colombiana'. Ce ne fossero a dozzine di simili personaggi!
# 2 - Montaditos à go-go @ Medellin: la catena spagnola non delude mai, così come una buona Sangrita sorseggiata con amici nuovi, quasi nuovi e rivisti dopo anni. Rememberin' Sevilla y Andalucia, bitter saudade colombo/spagnoleggiante.
# 3 - In viaggio verso Guatapè con l'augurio di "Buena Suerte" dei receptionist del "Waypoint Hostel" di Medellin. Dalla stazione metro Caribe ci si sposta facilmente al Portal Norte, da cui partono ogni ora decine di bus per ogni angolo della Colombia. Dopo tre ore si arriva a El Peñón de Guatapé, un posto unico al mondo che mi fa subito ricordare il Pan de Azucar e la vista su Rio de Janeiro dal Cristo Redentor, nonché le isolette sparse per il Kivu rwandese. Dopo una bella sfacchinata di 650 e rotti gradini scalando una montagna, ecco aprirsi davanti a noi un paesaggio mozzafiato che vale ogni genere di fatica mischiata alla piacevole sensazione che il centesimo scatto fotografico non sia mai quello giusto. Ipnosi estatico-naturalistica, la voglia di rimanere ore fermo a fissare il sole che fa capolino tra le nubi frangendosi nell'acqua verde delle piccole lagune sparse per la vallata: rolling backpacking never dies!
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