3 maggio, Day 19. Xis do Bigode at 5.30 a.m.

    Dopo essermi alzato, sbarbato e lavato le zanne, sono pronto ad uscire con la mia giacchetta nera dal sapore elegante-muito fácil alla conquista della Cicero Barreto. Faccio lezione affiancato dalla traduttrice del corso di inglese sulla mia ricerca in Africa nonché il terzo settore spiegando, insomma, “cosa diavolo ci faccio in Brazzzil”.
     Lotto per ottenere la tessera dei bus con la facilitazione studenti dopo una coda di venti minuti agli uffici della S.I.M. consegnando la solita montagna di documenti che tanto amano le burocrazie di tutto il mondo. Dopo un'ulteriore aspettativa di 15 minuti, infine, sono richiamato per prendere la mia tessera al bancone principale. Esco felice come una Pasqua ma stanco come un Pasquale che ha dormito poco e male. Per questa ragione mi concedo un sonnellino pomeridiano facilitato dalla pioggia incessante, dal cielo nero e dallo stress accumulato in questi giorni -senza contare le nottate da materasso gettato a terra-.
    Verso le 9.30 p.m. prendo il bus in direzione centro città per incontrare la “compagnia dell'anello” (Mike Frodo, Germano, Roberto, Hendrick) con i quali ci rechiamo ad una festa universitaria organizzata dagli studenti di medicina. Inutile dirVi che il concerto, la birra a fiumi (da oggi la Skol supera ufficialmente la Polar come birraccia  brasileira) e le bellezze locali sono sempre un grande fascino per gli italiani -ma non solo- in giro per il sud del mondo. Dopo chiacchiere, pisciate lunghe venti minuti e due metri nel campo da calcio dietro il locale, i giri tra la folla con lo sguardo della faina mischiato al cerbiatto di Bambi e la musica ad alto volume, con Gian prendiamo un panino imbottito in un piccolo chiosco denominato “I Baffoni” (“Xis do Bigode ”). Si chiudono gli occhi alle 6 a.m.  

"L'amore è una malattia dell'immaginazione"
(Maksim Gorkij, Racconto di un amore non corrisposto, 1922/24)

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